Sul bacino di Arcachon!

Vi invito a cliccare il quadro per attraversare lo specchio d’acqua di Arcachon! 

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Quadro realizzato tra il 1876 e il 1914 dal pittore bordolese René Princeteau (1843-1914), intitolato Sul Bacino di Arcachon e che potete ammirare al museo delle Belle Arti e di Archeologia di Libourne (la città natia di Princeteau).

Indovinello: Sapreste dirmi a cosa poteva servire questo delicato oggetto in porcellana tipicamente francese?

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Il termine francese che designa questo oggetto è quello che i linguisti chiamano un’antonomasia cioè un nome proprio che è diventato con il passare del tempo un nome comune. Il personaggio che ha dato il suo nome all’oggetto era un gesuita francese del XVII secolo famoso per le sue prediche. Il nome di questo gesuita è anche un modo di preparare una torta rinomata in Francia. Un’idea? Se volete la risposta all’enigma e scoprire la torta, vi invito a CLICCARE L’IMMAGINE ed a raggiungere la stagione III di Bordeaux e dintorni!

La terza stagione di Bordeaux e dintorni!

Cari lettori e care lettrici, ho utilizzato tutto lo spazio disponibile offerto da WordPress quindi se volete continuare a seguire il blog, ho aperto una terza stagione di Bordeaux e dintorni che comincia con un post divertente dedicato alle famose mummie bordolesi che si trovano sotto la nostra grande piramide (e vi assicuro che non ho perso la testa!). Ci siete? Pronti per una nuova stagione di Bordeaux e dintorni e delle nuove avventure? Allora vi invito a cliccare l’immagine sotto. A presto!

Alex

 

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11 novembre: Ingrassare le zolle dell’anonimo contadino è il vero avvenire del vero soldato!

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Per Lola, venirmi a trovare in quella specie di prigione, era ancora un avventura. Noi due, non piangevamo per niente. Non sapevamo proprio dove prenderle, noi, le lacrime. « E vero che sei proprio diventato pazzo, Ferdinand? mi chiese lei un giovedì. – Lo sono! confessai. – Allora ti cureranno qui? – Non si cura mica la paura, Lola. – Hai dunque così tanta paura? – Anche molta di più Lola, così paura, vedi, che se muoio di morte naturale, io, più avanti, voglio soprattutto che non mi brucino. Vorrei che mi lasciassero nella terra, a marcire al cimitero, tranquillamente, là, pronto a rivivere, forse…

Pour Lola, venir me voir dans cette sorte de prison, c’était encore une aventure. Nous deux, nous ne pleurions pas. Nous n’avions nulle part, nous, où prendre des larmes. « Est-ce vrai que vous soyez réellement devenu fou, Ferdinand ? me demande-t-elle un jeudi. – Je le suis ! avouai-je. – Alors, ils vont vous soigner ici ? – On ne soigne pas la peur, Lola. – Vous avez donc peur tant que ça ? – Et plus que ça encore, Lola, si peur, voyez-vous, que si je meurs de ma mort à moi, plus tard, je ne veux surtout pas qu’on me brûle ! Je voudrais qu’on me laisse en terre, pourrir au cimetière, tranquillement, là, prêt à revivre peut-être…

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Chissamai! Mentre se mi riducono in cenere, Lola, tu capisci, sarebbe finita, proprio finita… Uno scheletro, malgrado tutto, assomiglia ancora un po’ a un uomo… E sempre più pronto a rivivere che delle ceneri… Le ceneri è finita!… Che ne dici?…

Sait-on jamais ! Tandis que si on me brûlait en cendres, Lola, comprenez-vous, ça serait fini, bien fini… Un squelette, malgré tout, ça ressemble encore un peu à un homme… C’est toujours plus prêt à revivre que des cendres… Des cendres c’est fini !… Qu’en dites-vous ?…

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Allora, nevvero, la guerra… – Oh! Ma allora sei proprio un vigliacco, Ferdinand! Tu sei ripugnante come un topo… – Sì, assolutamente vigliacco, Lola, rifiuto la guerra e tutto quel che c’è dentro…Non la deploro, io…Non mi segno io…Non mi piagnucolo addosso, io…La rifiuto recisamente con tutti gli uomini che contiene, voglio averci niente a che fare con loro, con lei. Fossero anche novecentonovantacinque milioni e io solo, sarebbero loro che hanno torto, Lola, e io che ho ragione, perché sono il solo a sapere quel che voglio: non voglio più morire.

Alors, n’est-ce pas, la guerre… – Oh ! Vous êtes donc tout à fait lâche, Ferdinand ! Vous êtes répugnant comme un rat… – Oui, tout à fait lâche, Lola, je refuse la guerre et tout ce qu’il y a dedans… Je ne la déplore pas moi… Je ne me résigne pas moi… Je ne pleurniche pas dessus moi… Je la refuse tout net, avec tous les hommes qu’elle contient, je ne veux rien avoir à faire avec eux, avec elle. Seraient-ils neuf cent quatre-vingt-quinze millions et moi tout seul, c’est eux qui ont tort, Lola, et c’est moi qui ai raison, parce que je suis le seul à savoir ce que je veux : je ne veux plus mourir. 07-534209

– Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci son solo i pazzi e i vigliacchi che rifiutano la guerra quando la loro Patria è in pericolo… – Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent’Anni?…Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?…No, vero?…Hai mai cercato? Ti sono altrettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l’ultimo tomo di questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua bocca mattutina…Vedi allora che sono morti per niente, Lola! Per assolutamente niente di niente, ‘ti cretini! Te lo dico io! Abbiam fatto la prova! Non c’è che la vita che conta.

– Mais c’est impossible de refuser la guerre, Ferdinand ! Il n’y a que les fous et les lâches qui refusent la guerre quand leur Patrie est en danger… – Alors vivent les fous et les lâches ! Ou plutôt survivent les fous et les lâches ! Vous souvenez-vous d’un seul nom par exemple, Lola, d’un de ces soldats tués pendant la guerre de Cent Ans ?… Avez-vous jamais cherché à en connaître un seul de ces noms ?… Non, n’est-ce pas ?… Vous n’avez jamais cherché ? Ils vous sont aussi anonymes, indifférents et plus inconnus que le dernier atome de ce presse-papier devant nous, que votre crotte du matin… Voyez donc bien qu’ils sont morts pour rien, Lola ! Pour absolument rien du tout, ces crétins ! Je vous l’affirme ! La preuve est faite ! Il n’y a que la vie qui compte.

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Fra diecimila anni, ci scommetto che questa guerra, per tanto sublime ci sembri adesso, sarà completamente dimenticata…Sarà tanto se una dozzina di eruditi s’accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle principali ecatombi che la resero famosa…E tutto quel che gli uomini son riusciti fin qui a trovare di memorabile su questo e quello a distanza di qualche secolo, qualche anno e perfino qualche ora…Io non credo all’avvenire, Lola… »  Quando lei scoprì fino a che punto strombazzavo la mia vergognosa condizione, smise di trovarmi degno della mima pietà.

Dans dix mille ans d’ici, je vous fais le pari que cette guerre, si remarquable qu’elle nous paraisse à présent, sera complètement oubliée… À peine si une douzaine d’érudits se chamailleront encore par-ci, par-là, à son occasion et à propos des dates des principales hécatombes dont elle fut illustrée… C’est tout ce que les hommes ont réussi jusqu’ici à trouver de mémorable au sujet les uns des autres à quelques siècles, à quelques années et même à quelques heures de distance… Je ne crois pas à l’avenir, Lola… » Lorsqu’elle découvrit à quel point j’étais devenu fanfaron de mon honteux état, elle cessa de me trouver pitoyable

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Spregevole mi ha giudicato lei, definitivamente. Decise di lasciarmi seduta stante. Era troppo. Quando la riaccompagnai alla porticina del ricovero quella sera, non mi abbracciò. Decisamente le era impossibile ammettere che un condannato a morte non avesse anche la vocazione…

le moins du monde… Méprisable elle me jugea, définitivement. Elle résolut de me quitter sur-le-champ. C’en était trop. En la reconduisant jusqu’au portillon de notre hospice ce soir-là, elle ne m’embrassa pas. Décidément, il lui était impossible d’admettre qu’un condamné à mort n’ait pas en même temps reçu la vocation.

(L.F Céline: viaggio al termine della notte, traduzione dall’originale francese di Ernesto Ferrero. Gli autocromi scelti sono di Fernand Cuville che ha lavorato durante tutta la guerra per il reparto fotografico dell’esercito creato nel 1915)

Bacino di Arcachon: Il tizio che preferiva le rondini del Cap Ferret ai gatti dei cimiteri.

Attraversare l’antica foresta di sughero sulla riva orientale del Bacino di Arcachon ed ammirare il sottobosco con i corbezzoli che si piegano sotto il peso dei frutti, la bellezza dei fiori bianchi dei falsi alberi da cotone che riesce a fare dimenticare per un attimo che la pianta è un disastro per la flora locale. Seguire, camminando su un sentiero di ostriche frantumate, il corso del vecchio canale di Lacanau che convoglia  torpidamente le sue acque rosse e che sfocia in questo punto nel Bacino di Arcachon. Dirsi, come ogni volta, che sarebbe un’idea in primavera di scendere tutto il canale in canoa da Hourtin fino al lago di Biscarrosse; progetto che non si realizzerà mai per mancanza di tempo. Divertirsi ad osservare due uomini, il fango fino alle anche, raccogliere ostriche selvagge e granchi intrappolati dalla bassa marea. Diventare quasi sordo dai latrati continui degli uccelli di mare che vengono svernare sul Bacino di Arcachon. Avventurarsi nell’immensità dei prati salati ed essere attento agli orari delle maree per non ritrovarsi in una brutta situazione. Esplorare le centinaia di sentieri che portano da nessuna parte e che formano un gigantesco  labirinto. Alzare gli occhi ed essere rassicurato dalla presenza nel lontano sull’altra riva della città di Arcachon e dietro dalla bianchezza nevosa della montagna di Arcachon. Masticare un po’ di salicornia e ritrovarsi con la bocca piena di amaro. Arrivare alla vecchia capanna su palafitte che minaccia di crollare, abbandonata dagli uomini e corrosa dal sale. Camminare ancora un po’ verso una vecchia barca nonostante il buio che scende e le nuvole minacciose. Scorgere per la prima volta tra le erbe una semplice piastra con il nome di un uomo, la data di nascita e di morte e una frase che dice: “Zitto ! Osservo le rondini passare”. Tornare indietro nel silenzio e sentire già l’oceano che sale di nuovo e ricoprirà presto la piastra…

Imparate il francese con Alex: Omofonia, seno, strutto, santo e salumeria per Ognissanti

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La cosa più importante in francese è l’ortografia perché c’è un sacco di parole omofone in questa lingua. Per esempio: SAINT (santo) e SEIN (seno). Quindi non fate confusione! oggi è la festa di tutti i santi (saints) e non la festa di tutti i seni (seins)!  Sopra una vecchia vignetta umoristica a doppio senso che gioca con la parola “poitrine” che designa sia il petto di un animale, sia il seno della salumiera e l’espressione “sein doux” che significa “dolce seno” e ha lo stesso suono di “saindoux” che designa lo strutto!