Bacalan : L’ultimo italiano di Betasom

Betasom era il nome della base navale dei sommergibili italiani della Regia Marina a Bordeaux durante la seconda guerra mondiale. La base era situata a Bacalan nel bacino 1 dei bacini fluviali. Da non confondere con la base tedesca che era situata nel bacino 2. D’altronde non potete sbagliare perché nel bacino 2, c’è l’immenso U-boot della Kriegsmarine. Non solo il vino, per secoli, la città di Bordeaux è stata anche famosa per la pesca al merluzzo. Le navi salpavano, a sud dalla piazza della Borsa, verso il Canada e Terranova e quando tornavano il merluzzo era convogliato nel quartiere di Bègles dove c’erano le aziende specializzate nella lavorazione dello stoccafisso. Il nome Bacalan inganna ma lo stoccafisso non c’entra. Solo dopo la seconda guerra mondiale fino alla fine degli anni 80, l’attività di pesca al merluzzo si è spostata a nord di Bordeaux nel quartiere di Bacalan. Quando ero ragazzino, mio nonno mi portava a Bacalan, nel bacino 1, a vedere i motopescherecci tornare al porto. Lui conosceva allora il tizio che faceva girare il ponte girevole che permette alle navi di entrare nelle darsene. Mi ricordo ancora l’odore del porto, il rumore delle gru scaricando il merluzzo, la fretta dei marinai per spendere il denaro difficilmente guadagnato nei bar di Bacalan. Poi un triste giorno di 1988, l’ultimo merluzzo è stato pescato al largo di Saint-Pierre e Miquelon e l’ultimo terre neuvas – così si chiama(va)no i marinai e i motopescherecci – è tornato a Bordeaux. Questo terre neuvas si chiamava il comandante Gué, era il 6 dicembre 1988.

Sui moli dei “bassins à flot”, ci sono dei marinai che sognano. C’è anche una nave, l’ultimo terre neuvas, motopeschereccio per la grande pesca. Nato in Italia negli anni 1970 : 88 metri di lunghezza con un tirante d’acqua di 7metri. Un animale stupendo. Una nave solitaria. Il punto finale di una lunga storia. Una nave disarmata dalla chiusura della grande pesca. Una nave che si ricorda ancora quando lasciava l’estuario della Gironda per raggiungere lo Spitzberg, l’Antartide o ancora le Isole Falkland. Il comandante Gué è il suo nome, attraccato alla sua banchina vuota si ricorda di tutte queste maree.

Il giornalista intervista Jacques Plee, marinaio a bordo del comandante Gué : “Abbiamo avuto del brutto tempo verso Saint-Pierre e Miquelon, le solite depressioni insomma…è abituale. Non c’era il pesce. Era un po’ monotono insomma…Altrimenti, abbiamo, comunque, fatto 132 giorni di mare. Noi marinai ci fa un effetto di “mortalità”, è la pesca che se ne va, per noi è una catastrofe. Né più né meno. All’inizio tutto era bene. C’erano dei buoni stipendi. Era bene insomma mentre adesso è morto”. Morto, finito la pesca dei terre neuvas a Bordeaux. Il comandante Gué se ne andrà quanto le altre navi : il Finlande, lo Zélande verso altre sponde.